Tecniche di mobilizzazione
Il panorama delle tecniche di mobilizzazione è complesso e solo la letteratura scientifica può guidarci nella scelta della tecnica più adeguata per i nostri clienti.
Il Libro Esercizio Correttivo® contiene tutte le informazioni che possono guidarti verso la migliore scelta per il tuo cliente.
Sono molte le tipologie di stretching, ecco una sintesi delle principali tecniche che all’interno del Libro Esercizio Correttivo®, troverete approfondite con tantissime immagini ed esercizi pratici.
Stretching statico
Lo stretching più semplice è quello definito “STATICO”, codificato da Bob Anderson e senza dubbio quello più comune e noto. Questa tipologia di stretching consiste nell’allungamento e il mantenimento, per un certo lasso di tempo, dello stiramento massimo di un muscolo, o di un gruppo muscolare.
Come dice la terminologia non c’è alcun movimento e si deve arrivare alla posizione il più lentamente possibile.
I vantaggi di questa tecnica si possono sintetizzare in 5 punti:
- È sicura e facile sia da apprendere che da eseguire.
- Il dispendio energetico è minimo.
- Permette di evitare la problematica del riflesso da stiramento.
- Praticato con un livello di intensità adeguato, può indurre un rilassamento muscolare riflesso indotto dall’azione degli OTG (organi muscol-tendinei del Golgi).
- Permette dei cambiamenti strutturali, in termini d’elongazione, di tipo semi-permanente.
Stretching dinamico
Questo sistema è particolarmente adatto per quei programmi sportivi in cui sono previsti movimenti ad elevata velocità, poiché agisce sull’elasticità di muscoli e tendini.
La tecnica dello stretching dinamico consiste nell’oscillare in modo controllato gli arti inferiori o superiori, senza molleggiare, rimbalzare o dondolare.
Thomas Kurz efinisce così lo stretching dinamico: “coinvolge le parti del corpo che si muovono e aumentando progressivamente la portata, la velocità del movimento, o entrambe.”
Stretching attivo
Si definisce attivo lo stretching che sollecita i muscoli senza l’uso di una forza esterna ma attraverso una contrazione muscolare attiva.
Lo stretching attivo è particolarmente utile soprattutto per il fatto che la flessibilità dinamica che può sviluppare, ha maggiore attinenza nei confronti del risultato sportivo specifico, rispetto alla flessibilità di tipo passivo.
Stretching passivo
In questa tipologia di stretching l’atleta è completamente rilassato (per questo è noto anche come come stretching rilassato o come stretching statico passivo ) e non partecipa in maniera attiva al raggiungimento dei diversi gradi del ROM (Range Of Motion), che invece vengono raggiunti grazie all’applicazione di forze esterne, come nel caso d’aiuto da parte di un terapista o di un compagno, oppure meccanicamente, grazie ad una strumentazione specifica. Questa tecnica è spesso usata in ambito riabilitativo, in particolar modo quando l’estensibilità del muscolo sottoposto ad allungamento è limitata dall’azione degli antagonisti e dal tessuto connettivo.